Mi presento. Sono don Giordano, viceparroco di una parrocchia dell’hinterland di Brescia, San Francesco d’Assisi di Muratello di Nave. Da qualche anno ricopro questo ruolo occupandomi principalmente dei ragazzi e di tutte le attività che ruotano attorno al nostro oratorio. Tra le varie iniziative, che hanno come scopo la crescita relazionale e spirituale dei minori che ci sono affidati, la parte missionaria occupa un posto significativo. Infatti una chiesa che smetta di essere missionaria tradisce la propria stessa identità. Inoltre noi abbiamo anche la fortuna che all’interno della nostra parrocchia esiste un gruppo ben organizzato che ha fatto dell’aiuto Missionario la scelta fondante del proprio esistere. Un gruppo di volontari, coordinati da Ilario, motivati, lavoratori competenti e sicuramente con un grande cuore che li spinge anno dopo anno a sposare progetti di collaborazione e sostegno di varie comunità povere sparse nei quattro angoli della terra. In realtà, anche se il gruppo ha come sede e come riferimento la nostra parrocchia, i volontari convergono da tanti luoghi, anche lontani, perché coloro che sentono come forte la necessità di donare un po’ dei loro talenti devono anche essere tanti dato che spesso i progetti sono abbastanza sostanziosi.
Quest’anno ho fatto il pensiero di sfruttare questa situazione, poter conoscere meglio e non solo dai loro racconti cosa avviene durante la loro permanenza in terra di missione. Così ho staccato la spina dal mio principale lavoro in oratorio per fare una full immersion di circa una settimana in una realtà totalmente diversa. Ed è stata proprio molto diversa. Non mi aspettavo un mondo così grande, un respiro di chiesa tanto semplice, un legame così forte alla terra, ai suoi odori, colori e sapori. Non me l’aspettavo proprio perché finché non si tocca con mano non si capisce abbastanza e alcune volte si giudica a sproposito. Certo, il periodo scelto, fine maggio, è stato infausto per me perché coincideva con alcuni eventi significativi dell’oratorio, però il sostegno dei miei collaboratori mi ha permesso di affrontare lo stesso questa impresa. Così sono partito. Ed ho potuto sperimentare un poco la fatica, non solo quella fisica, che investe il gruppo, ho capito che la pazienza nel rispettare i tempi di tutti è un valore importante. Che ogni uomo sulla faccia della terra è un valore e che la sua cultura è una ricchezza da non perdere e che forse abbiamo poco da insegnare noi che ci sentiamo tanto civili. Che ogni uomo ha dei sogni e che la sua vita è lo spazio per realizzarli e dobbiamo rispettarci. Che un gruppo di piccole sorelle, con la semplicità della loro vita donata, con il loro essere in contatto con l’infinito, con il lavoro che profuma di terra possono aiutare tutti a ricordare che c’è un Dio che ci ama e che sostiene il respiro della nostra vita.
Sono stati pochi giorni ma intensi. E di questi giorni ringrazio tutti coloro che ho incontrato, come un dono prezioso che farà sempre parte del mio tesoro.