Nel precedente numero vi abbiamo parlato della Fondazione Monasteri che si è costituita nel 2009 in Italia, con sede a Bologna. La Fondazione da un lato si propone di contribuire alla conservazione e alla diffusione dell’eredità religiosa, culturale artistica dei monasteri di cui riconosce il ruolo, che va preservato, di portatori di un patrimonio immenso di forza spirituale, di tradizione e di cultura; dall’altro di sensibilizzare ai problemi che oggi molte comunità o persone singole si trovano ad affrontare, alla cui soluzione la Fondazione vorrebbe poter concorrere.

L’eremo in provincia di Cuneo prima del rogo

Proprio in ordine a questa sensibilizzazione, riferiamo dell’iniziativa della Conferenza Episcopale Toscana (CET) di istituire una Commissione Mista per la collaborazione tra Vescovi, Vicari per la vita Consacrata, religiosi e monaci, per poter insieme affrontare i problemi delle comunità. Un incontro dal titolo: La vita Consacrata in Toscana: in ascolto e dialogo con i suoi Pastori, si è tenuto nella mattinata del 19 febbraio 2018 a Loppiano (Fi). Questo primo incontro ha visto una grande partecipazione di Vescovi, espressione della loro stima per la vita religiosa; di religiosi dei diversi istituti presenti sul territorio; di monaci e monache provenienti dai monasteri della Toscana. Dopo il saluto del presidente della Commissione Mista, S.E. Mons. Giovanni Roncari e l’introduzione di S. E. il Cardinale di Firenze, Mons. Betori, è seguita la conferenza di S.E. Mons Mario Meini, Vice presidente CEI- vescovo di Fiesole, il ruolo profetico della vita consacrata: interrogativi e punti di vista diversi, che ha fornito all’assemblea numerosi argomenti e suggerimenti su questioni e problematiche concrete che toccano la vita delle comunità, per favorire il dialogo tra i vescovi e i religiosi presenti. Diminuzione delle comunità, mancanza di vocazioni e abbandoni della vita religiosa, integrazione delle vocazioni provenienti dall’Africa e dall’Asia, situazioni di solitudine, perdita dell’identità della vita consacrata, chiusura di comunità e gestione dei beni .queste solo alcune delle problematiche evocate nella conferenza che richiedono una collaborazione rispettosa e attiva, soprattutto perché non è facile indicare principi validi per tutte le situazioni, si tratta di cercare insieme il miglior modo di aiutare nella giustizia e nella verità le persone e le comunità a vivere con fedeltà e autenticità la propria vocazione.

Un dialogo su questi temi si è svolto nella seconda metà della mattinata e ha avuto come moderatore P. Roberto Fornaciari (Camaldolese). Numerosi e interessanti sono stati gl’interventi da parte dell’assemblea, e la varietà dei toni evocava la grande differenza delle situazioni; si andava dalla segnalazione di difficoltà nel dialogo fra religiosi e Vescovi e la richiesta di maggiore collaborazione, alla gratitudine per esperienze di collaborazione, sostegno aiuto alla formazione. Per la vita monastica, si è sollevato il delicato problema delle nuove forme, giuridicamente più efficaci, di Federazione, che possano togliere i monasteri dal loro isolamento, transizione in atto ma non facile.

Un problema scottante è quello delle nuove forme di vita religiosa, a proposito delle quali i Vescovi invocano maggiore chiarezza a livello giuridico; il problema del discernimento è difficile e delicato, perché spesso queste forme si presentano come rigide e intransigenti, sia al loro interno sia nel loro rapporto col mondo. D’altra parte occorre approfondire le radici del problema, che nasce da una carenza di paternità e maternità nelle generazioni ecclesiali precedenti, da una mancanza di trasmissione di una vita; occorre sempre più ritrovare una paternità e maternità ecclesiale nel considerare e accompagnare questi tentativi, che raccolgono l’adesione di molti giovani.

Una delle situazioni che la Fondazione sta seguendo: l’incendio di un eremo in provincia di Cuneo

Un altro tema è quello del pullulare di nuovi tentativi, soprattutto da parte femminile: eremite, piccolissimi gruppi, ricerca di nuove fondazioni dopo avere sperimentato la decadenza degli Istituti. Qui risulta evidente come la parte femminile della vita consacrata si trovi spesso svantaggiata e penalizzata; da un lato si deprecano gli abbandoni della vita religiosa, dall’altro si lasciano nell’abbandono persone che hanno per anni servito il loro Istituto, che, una volta decaduto, diviene oggetto di interesse per recuperare i beni, più che per usare giustizia verso le persone; laddove i religiosi facilmente trovano una collocazione fra il clero secolare. Forse questo spiega il fatto che gli interventi siano stati solo di religiose, mentre la parte maschile della vita Consacrata taceva.

Da questo incontro speriamo possa nascere un lavoro più approfondito sulle singole situazioni, che permetta di fare qualcosa di buono a sostegno della vita delle comunità religiose e monastiche, dono prezioso al cuore della Chiesa. Tutto il popolo di Dio è chiamato ad avere a cuore la vita dei consacrati e a dare il suo contributo, conoscendo e apprezzando le comunità religiose per quello che sono e non solo per quello che fanno, inoltre essendo loro vicini e collaborando con loro, non solo in terra di missione, ma anche in questa nostra terra italiana… divenuta oggi più che mai terra di missione.