Dal Soke
Un difficile post-guerra
Viviamo ora in una società che porta i segni dei 30 anni di guerra e guerriglia.
L’Ordine pubblico ha ritirato e sta ritirando le armi in potere del popolo, ma l’aggressività e la violenza restano come reazione spontanea per la maggior parte dei nostri uomini.
Come se non bastasse ciò che la guerra ha lasciato in eredità, sono arrivati a invadere il mercato i films giapponesi di arti marziali. Violenza dopo violenza, e tanta gente muore senza motivo, accoltellata o lapidata da gruppi di giovani senza orizzonte, senza lavoro, spesso senza famiglia, dati all’alcool e alla droga. Questa è la nostra povera società tutta da sanare.
Ricostruzione sulla montagna
Al collegio della Tchilonga la vita fiorisce. Le bimbe venute dai villaggi lontani si stanno adattando: studiano, imparano i lavori domestici e le buone maniere dell’educazione; sono contente e piene di buona volontà. L’altro giorno abbiamo incontrato le suorine e le ragazzine infangate fino al ginocchio a confezionare blocchi di fango per costruire la casetta di due caprette, sudate ma sempre allegre.
Si sta davvero coltivando “Uma flor para manhã.”
Anche il mulino ha iniziato il suo rumore con la gioia di molti. Ora la gente dei villaggi vicini non passerà più in direzione della città con i sacchi sulla testa, ma si fermerà in cima alla montagna a macinare l’elemento principale del suo cibo quotidiano. C’è voluto molto tempo e molta fatica per rendere stabile la macchina su una piattaforma di cemento armato; diversamente la forza della macchina avrebbe fatto non solo vibrare, ma saltare tutto. E ora gli uomini imbiancati dalla polvere biancastra si guadagnano la vita e aiutano il prossimo.
n. 22/2009 – Dicembre 2009
Direttore Responsabile: sr. M.Laura Rossi Zanetti