La forza del seme
Tu stendi il cielo come una tenda, costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo
carro, cammini sulle ali del vento; fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
(Salmo 103-104)
Erano tenebre all’inizio, erano abissi e infiniti silenzi. Ma dal fertile grembo della Divina Sapienza un lampo di luce compose per noi l’armonica melodia degli universi, lo stupore del creato, la sua bellezza e il suo mistero d’amore.
Se guardiamo i cieli e noi, non resta che la lode, l’umile ringraziamento come un eterno osanna che a ogni nuovo giorno ci raccoglie nella preghiera.
La vita più grande
Nella nostra vita c’è qualcosa di più potente e misterioso della vita stessa. Più che vivere la vita, infatti, è come se una vita infinita ci vivesse. Come se il Creatore, nonostante tutto, rinnovasse in noi la creazione ogni giorno. E noi non facciamo che respirare questa infinità di vita alla ricerca di un senso alle fatiche, ai sacrifici e all’inguaribile inciampo della morte. Eppure spesso dimentichiamo questo dono e non addestriamo il cuore a spalancare i cieli con la preghiera.
Del resto oggi chi guarda il cielo e loda il Signore?
Siamo figli del superfluo, inguaribili dell’anima in una terra violata. Non siamo più poeti della vita per la quale Dio si è fatto uomo e ha riscattato il vivere e il morire. Il Signore ci ha affidato questo fantastico gioco della vita per giocarlo con saggezza e rispetto, per custodirlo, migliorarlo. Ma noi abbiamo scambiato saggezza con potere, rispetto con sopruso, intrappolati nell’abbaglio egoistico.
Viviamo una doppia lacerazione: nostra e del mondo, mentre abbiamo bisogno solo di Cristo per sentirci vivere come “figli della luce, figli del giorno, che non dormono come gli altri, ma vegliano e sono sobri”.
n. 19/2008 – Novembre 2008
Direttore Responsabile: sr. M.Laura Rossi Zanetti