In tutti questi anni, qui in Siria, stiamo imparando, sperimentando, come la vita sembri svolgersi a due livelli: le logiche internazionali, i giochi di potere, gli interventi militari sovranazionali…e la vita quotidiana della gente, soprattutto la più semplice. Non che la vita quotidiana non sia toccata dai «grandi eventi», tutt’altro: e in questo momento tutto sembra accumularsi. Questa tremenda guerra ancora non finita, guerra che colpisce non solo i profughi di Idlib, ma anche migliaia di militari che ancora stanno difendendo la loro patria e le loro famiglie, anche a costo della vita; l’invasione terribile di cavallette, che si stanno mangiando le risorse del prossimo anno; questa epidemia del coronavirus, che ha tante ricadute anche qui, con la notevole dif- fusione del contagio in Iran; la situazione economico politica del Libano, altra forma di guerra portata avanti dai poteri forti… Con tutto questo, attorno a noi sentiamo una forza di vita che ci stupisce, che ci rende grate. Un episodio? In questi giorni ci telefona un signore di Homs, un fabbro musulmano mai conosciuto direttamente. Ci dice che ormai da nove/dieci anni (sì, prima della guerra!) un ingegnere che lavorava da noi gli aveva ordinato delle balaustre in ferro per la strada di accesso, dandogli un piccolo acconto. E sono ancora lì da lui! Nonostante la guerra, nonostante il sicuro bisogno di denaro, nonostante nessuno si sia fatto più vivo (abbiamo dovuto ormai da tempo licenziare l’ingegnere, che con noi non si è comportato bene…), non ha mai pensato di vendere il «nostro» ferro! E ci dice: “non posso dare ai miei figli pane comprato con soldi sporchi”. Non sempre è così, ovviamente: la guerra porta con sé sopraffazioni, furti, sciacallaggi, movimenti mafiosi.. Ma – come dire? – davvero il cuore dell’uomo è sempre capace di bene, e ce n’è tanto, se ci guardiamo intorno, nonostante non faccia davvero quasi mai notizia.
E il bene si alimenta sovente con piccole cose. Vorrei raccontarvi del piccolo gruppo che abbiamo creato con alcune donne del villaggio, fra le più povere: vengono da noi una volta alla settimana, prepariamo il lavoro insieme e lo verifichiamo, e poi possono lavorare a casa, occupandosi così anche dei bambini piccoli. Si tratta di «CUORE E MANI PER LA VITA», che significa che facciamo – con il cuore! – piccoli lavoretti manuali che poi cerchiamo di vendere per dare una piccola fonte di guadagno a queste madri di famiglia. Per ora stiamo facendo braccialetti (Uff! altri braccialetti!): sì, ma sono belli: i più semplici, quelli che fa Amal, che non ha pazienza per imparare i nodi più complicati del macramè, ma che ha un bellissimo senso del colore, sono belli proprio per gli abbinamenti; gli altri di Mirvat, Manal, Hilhem sono più lavorati, e mettono in gioco anche la pazienza e la voglia di creare cose nuove… Sr. Adelaide le segue, insegna nodi nuovi e…le corregge con gentilezza e fermezza insieme! Gli amici di Aleppo ci procurano il materiale fili, perline, gancetti…, le altre Sorelle collaborano per il confezionamento finale. É un lavoro a più mani, ed infine eccoli pronti! Per ora li mettiamo in valigia e li mettiamo a disposizione in Italia, al monastero o fra amici e parrocchie, per sfruttare la differenza tra i costi del materiale e così avere un piccolo guadagno pur con offerte basse. La cosa bella è che si sta creando anche una buona amicizia fra queste donne, e insieme al lavoro possiamo vivere anche qualcosa di più profondo, condividere le domande e… le risposte, nella fede. E la semplice condivisione dell’affrontare insieme la vita e le sue sfide. Gocce in un mare … ma alla fine il mare è fatto di gocce!
Md. Marta