Lo scorso ottobre sr. Patrizia di Valserena si è recata per un mese dalle Sorelle del Soke per offrire alcuni corsi di formazione. Era la sua prima volta in terra Angolana e ci ha inviato diverse cronache con le sue impressioni. Pubblichiamo il racconto di una sua giornata nella città di Huambo.
Voglio raccontarvi, qualcosa dell’altro ieri, giovedì. Madre Manuela doveva andare a Huambo, per sbrigare altre cose, mi ha chiesto di andare con e lei, e sono stata contenta di aver potuto fare alcune esperienze molto diverse fra loro.
PRIMA TAPPA: S. Teresa, il «mercato», per così dire, della povera gente che vende sulla strada prima di entrare in città, dove la madre generalmente si ferma a prendere la verdura. Non si scende nemmeno dalla automobile, ma appena ci si ferma, arrivano subito tante donne, soprattutto giovani con i loro bambini dietro la schiena, per vendere le loro cose. Madre Manuela è conosciutissima da tutte e si sono precipitate in frotta. Abbiamo comprato verdure di diversi tipi che al Soke non abbiamo o non mangiamo (come le foglie degli zucchini che sono buonissime), e siamo ripartite.
SECONDA TAPPA: la banca. Siamo andate in un ufficio dove c’era un impiegato di fiducia e parlando con lui abbiano appreso due cose. La prima è che, dalle ultime statistiche, l’età media della popolazione in Angola in questo momento è… udite, udite… di 18 anni!!! Incredibile, rispetto ai Paesi della nostra vecchia Europa che è ormai un continente di vecchi che non crede più alla vita. L’Angola, invece, è un Paese giovane e pieno di giovani e bambini. Bambini da tutte le parti, bellissimi, una meraviglia, con degli occhi splendidi! Di anziani, invece, in giro, non se ne vedono, sembra quasi che non ci siano. (…) La seconda notizia che ci ha dato l’impiegato della banca è, invece, che in questi giorni la svalutazione della moneta angolana sta crescendo vertiginosamente. Il motivo è che anche in Angola è stata introdotta l’IVA, e ad esempio un sacco di riso costa esattamente il doppio rispetto a poche settimane fa. L’impiegato ha confermato che purtroppo la svalutazione aumenterà e i prezzi continueranno a salire! Ma come fa la povera gente a sopravvivere? Dio solo lo sa.
TERZA TAPPA: l’Ospedale Centrale di Huambo. Esperienza un po’ shock, direi un vero colpo al cuore. Ospedale vuol dire un luogo dove, se sei ammalato, ti danno un letto, sempre che ce l’abbiano, ma nemmeno le lenzuola, che ti devi portare da casa; le stanze sono sporche e trascurate, i muri un po’ scrostati e gli odori, non vi dico; i medici passano quando passano, e gli infermieri pure, ma non dicono niente ai pazienti; le medicine vengono prescritte, ma l’ospedale non le dà, bisogna che la famiglia dell’ammalato provveda a comprarle e le porti alle infermiere; non c’è assolutamente assistenza, è tutta a carico della famiglia che deve andare a portare da mangiare, a lavare e pulire l’ammalato; manca la strumentazione, ad esempio: la TAC è rotta da mesi e mesi, l’aggiustano e si rompe di nuovo, e l’esame non si può fare. Quando la gente va all’ospedale dice che va “a morire”, e questo basta. E ora vi dico la cosa più terribile, che mi ha fatto davvero accapponare la pelle. A un certo punto, ho visto che nei prati all’interno dell’ospedale, c’era accampata tanta povera gente, con dei fuochi di legna accesi per preparare qualcosa da mangiare, e la madre mi ha spiegato che sono i parenti delle persone ricoverate che vengono dai villaggi, ma che non hanno un posto dove andare e non si possono permettere di pagare un alloggio e stanno lì, giorno e notte, dormono all’aperto e quando piove si prendono pure l’acqua, perché non hanno dove ripararsi. Una roba incredibile! Meo Deus!
QUARTA TAPPA: a casa a Huambo. Prima sono uscita con la Paola a comprare il pane e così ho potuto fare un giretto a piedi e vedere un po’. Anche qui, in giro, quanta povertà.
Vicino al cassonetto dei rifiuti, dove siamo andate a buttare la spazzatura, stazionano normalmente persone che rovistano nei rifiuti e vivono di quel che trovano lì! E ancora la spesa al supermercato: un mega-supermercato, fornitissimo, dove, pensate, stavano già addobbando per il Natale; all’ingresso c’era già un gigantesco Babbo Natale e a fianco un altrettanto gigantesco presepe.(…) Anche al supermercato tutti salutavano la madre, e molte commesse si sono precipitate a salutarla e abbracciarla! É incredibile il rispetto che c’è per le religiose, segno di una fede viva in questo popolo. (…)