Il Seme – 34/2013

I giochi del villaggio

Con le grandi piogge, violente e continue, tutto fiorisce, tutto cresce. Ci sono verdure da mangiare con la polenta e c’è tanta erba alta (qui, al tropico, cresce fino a 2 metri e si chiama soke in lingua locale).
E tra l’erba si gioca a nascondino e ci si perde a non finire; si grida di gioia e di paura ricordando che i genitori raccontano che al tempo della guerra erano molti i banditi chiamati “katocola” che, proprio nell’erba, tagliavano la testa a chi pas-sava nel sentiero per rubare il poco che portavano con sé.
Con le grandi piogge, nel momento in cui il cielo “si apre” i viottoli e le strade diventano fiumi e i bimbi scivolano, ignorando il pericolo e a volte, travolti dalla corrente, scivolano proprio lontano e c’è anche chi sparisce e muore in questo gioco.
Ci sono poi le grondaie di qualche casa che non è coperta col capin elefante (erba lunga e forte) ma con le onduline di zinco e quella casa diventa il raduno di decine di bimbi che, in mutandine o anche senza niente, approfittano per farsi una bella doccia fresca e sana; certamente molto più sana del bagno che i bimbi della capitale fanno nelle pozzanghere fangose che quando piove si formano e durano mesi. Ma al villaggio tutto è “sano”, l’acqua, il sole le pannocchie di granturco arrostite e il piatto di cibo caldo di Bottega Verde, al mattino prima della scuola. E poi nell’intervallo si corre alle altalene fatte con l’aiuto del Comune di Pontedera, 100 volte rotte e 100 volte annodate e saldate, ma ancora “vive”!
E poi c’è il pallone: un involucro di stracci, ben duro e compatto, che quando ti batte in faccia ti stende a terra! A volte ci sono anche i palloni veri che le Suore comprano per i bimbi, ma “i bimbi grandi” che in verità sono già babbi li “rubano” per la voglia matta che hanno in cuore di giocare anche loro, perché in realtà quando loro erano bambini c’era poco tempo per divertirsi, tra bombe e spari di fucile e il fuggire da un luogo all’altro per salvarsi la pelle.
E poi c’è la luna piena, è notte, ma al tropico, con la grande luna che brilla, sembra giorno e allora se è giorno non si va a dormire e, soprattutto i bimbi, cantano e danzano in un gioco senza fine, fino a mezzanotte o più e quella ninnananna culla i grandi che non han più forza e voglia di danzare tante ore e, cullati dormono per alzarsi al mattino e andare a pregare alle 4 e mezzo e poi di corsa nei campi le donne, a costruire il Monastero gli uomini e i bimbi di nuovo a giocare perché in Angola questo è tempo di ferie e dopo il piatto di cibo, che mai va in ferie, si torna a giocare, giocare perché la guerra è finita da tempo e più nessuno ha paura a lasciare i bimbi da soli al villaggio.

n. 34/2013 – Dicembre 2013
Direttore Responsabile: sr. M.Laura Rossi Zanetti